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Fin dal VII secolo, il profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) ha insegnato che ogni musulmano, uomo o donna, è giudicato in base alle sue azioni, non al suo genere. Per Allah, non esiste differenza tra uomo e donna: entrambi sono uguali nella loro capacità di compiere il bene e di avvicinarsi a Lui. Ogni musulmano ha il dovere di sottomettersi ad Allah e di perseguire la conoscenza, la giustizia e la rettitudine.
La storia dell’Islam è ricca di esempi di donne straordinarie che hanno contribuito non solo all’Islam, ma anche al progresso dell’umanità.
La prima università al mondo, l’Università di al-Qarawiyyin, fu fondata da una donna musulmana, Fatima al-Fihri. E Khadija bint Khuwaylid, la prima moglie del profeta, era una delle più grandi imprenditrici del suo tempo, dimostrando che le donne musulmane non solo possono lavorare, ma che possono eccellere in ogni campo che scelgono di intraprendere.
Il Corano e le tradizioni profetiche (Sunnah) incoraggiano le donne a perseguire carriere, continuare gli studi, possedere proprietà e molto altro. Tuttavia, uno dei ruoli più nobili e rispettati rimane quello della maternità, celebrato con profonda riverenza.
Come disse il profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui):
“Il Paradiso è ai piedi delle madri.”
Un uomo chiese una volta al profeta chi fosse più meritevole della sua cura. Il profeta rispose tre volte: “Tua madre”, e solo alla quarta disse: “Tuo padre.” Questo sottolinea l’immenso rispetto e l’onore che l’Islam attribuisce alle madri.
Nel suo ultimo sermone, il profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) esortò i musulmani a prendersi cura delle donne, ricordando che il loro trattamento riflette il carattere di un uomo. Egli stesso non alzò mai una mano contro una donna, contraddicendo le false narrazioni che spesso distorcono la realtà.
Prima dell’avvento dell’Islam, la condizione della donna nella penisola arabica era estremamente difficile: priva di diritti, soggetta all’autorità maschile e spesso trattata come una proprietà anziché come un individuo con autonomia.
Prima dell’avvento dell’Islam, la condizione della donna nella penisola arabica variava in base alla tribù e alla regione, ma in generale la sua posizione sociale era caratterizzata da forti limitazioni.
Status subordinato:
Nella maggior parte delle tribù arabe, la donna era considerata inferiore all’uomo e sottoposta alla sua autorità. Il padre aveva il diritto di disporre delle figlie come meglio credeva, decidendo se e quando darle in matrimonio. Una volta sposata, la donna diventava proprietà del marito, che aveva su di lei un controllo quasi assoluto.
Diritti limitati:
Le donne non godevano di diritti paragonabili a quelli degli uomini, soprattutto in ambito patrimoniale ed ereditario. Nella maggior parte dei casi, non potevano possedere beni né ereditarli, poiché l’eredità era riservata ai figli maschi o ai parenti uomini. Inoltre, il diritto di divorziare spettava esclusivamente al marito, che poteva ripudiare la moglie senza dover fornire giustificazioni, mentre la donna aveva pochissimi strumenti per porre fine a un matrimonio infelice.
Pratiche culturali e sociali:
Una delle pratiche più crudeli era l’infanticidio femminile, praticato da alcune tribù per evitare il peso economico di crescere una figlia o per motivi di “onore”. Le bambine indesiderate venivano seppellite vive subito dopo la nascita. La vita pubblica era quasi completamente preclusa alle donne: la loro principale funzione era quella di occuparsi della casa, della prole e delle attività domestiche. In alcuni casi, soprattutto nelle classi più elevate, le donne potevano avere un certo prestigio sociale, ma rimanevano comunque soggette all’autorità maschile.
Questa condizione generale della donna araba prima dell’Islam venne profondamente trasformata con la rivelazione islamica, che introdusse cambiamenti significativi nei suoi diritti e nella sua posizione nella società.
“Vi ordino di trattare bene le donne… i migliori tra voi sono quelli che sono migliori con le loro mogli.”
— Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui)
– Partecipazione sociale: Gia dai primi anni dell’Islam, le donne erano studiose, imprenditrici, infermiere e persino partecipanti attive nelle battaglie.
– Eredità e proprietà: L’Islam garantì alle donne il diritto di ereditare e possedere proprietà, rompendo con le tradizioni che le consideravano beni degli uomini.
– Autonomia finanziaria: Le donne non sono obbligate a contribuire finanziariamente alla famiglia, essendo un obbligo dell’uomo, quindi possono guadagnare e spendere liberamente. La dote matrimoniale è un loro diritto esclusivo.
– Matrimonio: Ogni donna ha il diritto di accettare o rifiutare un matrimonio e può chiedere il divorzio anche se semplicemente insoddisfatta sessualmente.
– Protezione e dignità: L’Islam condanna ogni forma di abuso e valorizza la modestia, spostando l’attenzione sulla personalità e sull’intelletto, piuttosto che sull’apparenza.
Lo status e i diritti che l’Islam ha portato alle donne sono straordinari, ma spesso vengono fraintesi o distorti. È fondamentale andare oltre le apparenze e le narrazioni errate per comprendere la vera essenza di una fede che ha elevato e onorato le donne, offrendo loro dignità, rispetto e opportunità.
Con questo articolo, si desidera iniziare a esplorare il ruolo della donna nell’Islam, per comprendere appieno quanto essa sia onorata, amata e rispettata. Attraverso un viaggio nella storia dell’islam, l’intento è quello di sfatare miti e pregiudizi, mostrando con chiarezza la dignità e il valore che l’Islam conferisce alla figura femminile. È un invito a guardare con i propri occhi e a scoprire una realtà di amore e rispetto che spesso rimane nascosta.