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Un musulmano che si interessa di politica spesso percepisce una mancanza di rispetto e tutela nei suoi confronti. A livello nazionale, una parte politica guadagna consensi attaccando i musulmani, mentre l’altra evita di difenderli per non perdere voti. A livello locale, le posizioni sembrano variegate, ma in realtà centrodestra e centrosinistra mostrano una certa uniformità.
Un esempio è la questione delle moschee. Tecnicamente richiede interventi urbanistici a livello comunale. ma nessun partito si assume la responsabilità di affrontarla. Con poche eccezioni, si registra il fenomeno delle “moschee abusive” che nel 2016 ammontavano a oltre 1200 in Italia. Emblematico il caso del Comune di Sesto San Giovanni in provincia di Milano. Dalla nascita della Repubblica, per oltre 70 anni, il sindaco è sempre stato prima del Partito Comunista e poi dei partiti di centrosinistra. Nel 2017, per la prima volta, la guida dell’amministrazione è passata al centrodestra e un esponente locale del PD, Augusto Schieppati, dichiarò che “A Sesto San Giovani abbiamo perso per la moschea, questo sia un monito”.
In realtà la moschea non era stata realizzata e la cosa è ora definitivamente affossata ma nel 2012 c’era stata la prima apertura da parte dell’amministrazione di centrosinistra e così l’argomento ha tenuto banco nelle campagne elettorali del 2012, 2017 e 2022 (le ultime due a favore del centrodestra). Nelle stesse dichiarazioni, il suddetto esponente, attaccava i suoi compagni di partito accusati di “fare manifestazioni e demagogia, dimenticandosi di ascoltare i cittadini” che, secondo questa analisi, non vorrebbero la moschea “vera”, nonostante la cittadinanza sia stata storicamente di sinistra e di centrosinistra, facendo dare al Comune di Sesto San Giovanni il soprannome di Stalingrado d’Italia.
Non è il solo a pensarla così tant’è vero che anche laddove le amministrazioni si fanno vedere in prima fila al fianco dei musulmani durante il Ramadan, magari facendo gli auguri dai canali istituzionali, i luoghi di culto islamici restano sempre “informali”. Come a dire, amici sì ma fino ad un certo punto. Meglio sarebbe dire non-nemici e nulla più.
L’islamofobia, che si manifesta in ogni angolo della società, viene spesso ignorata o minimizzata. Si chiude un occhio, si evita un vero attivismo, sperando che le cose cambino da sole o che qualcun altro si faccia carico del problema. Ma il cambiamento non arriva dall’attesa: richiede azione, coraggio e determinazione.
Un esempio di speranza concreta arriva dal Comune di Torino. Nel 2025, grazie all’impegno del consigliere Abdullahi Ahmed Abdulahi, è stata lanciata un’iniziativa unica nel suo genere per raccogliere dati sull’islamofobia. Abdullahi, cittadino italo-somalo, ha dimostrato che il cambiamento è possibile, introducendo anche il menù halal nelle scuole. Un gesto che non è solo simbolico, ma rappresenta un passo avanti verso l’inclusione e il rispetto.
Nonostante i musulmani siano la seconda comunità religiosa in Italia, con tre milioni di fedeli, non riescono ancora ad avere un’Intesa con lo Stato, a differenza di buddisti, induisti e altre confessioni. Pochi però sanno che questa cosa non è un diritto ma una questione strettamente politica, come chiarito dalla Corte Costituzionale nel 2016.
Di fronte a questa situazione, i musulmani devono scegliere tra il disinteresse per la politica, la reazione agli attacchi o l’impegno diretto in politica.
Questo articolo vuole essere un punto di partenza per esplorare, nei prossimi approfondimenti, le problematiche e le soluzioni che, con coraggio e preparazione, possono trasformare la realtà.
Un fratello, durante la revisione di questo sito, ha condiviso un sogno: “Pregare tutte le cinque preghiere giornaliere in una moschea sul livello stradale e non in un garage.” Un sogno semplice, ma potente, che racchiude il desiderio di dignità e riconoscimento.